Quanto resiste al fuoco una casa in legno?
Ti piacciono le case prefabbricate ma temi la resistenza al fuoco del legno?
Dobbiamo sfatare, oltre ai falsi miti sulla scarsa durabilità del legno, la credenza che un edificio in legno sia più pericoloso in caso di incendio. Anche se, è comunque comprensibile nutrire questo dubbio su di un materiale che, di fatto, è di per sé un combustibile.
Tuttavia, oltre a non essere più pericoloso in caso di incendio, il legno è addirittura uno dei materiali più resistenti al fuoco: edifici costruiti interamente in legno – tanto in lamellare, quanto in massello – garantiscono REI (classi di resistenza meccanica al fuoco espressa in minuti) pari o addirittura superiori alle strutture in muratura o, addirittura, in calcestruzzo armato.
Da evidenziare inoltre che le probabilità che si verifichi un incendio in un edificio in legno, sono le stesse di qualsiasi altro edificio.
Nella maggior parte dei casi, infatti, le sorgenti di innesco più diffuse sono le canne fumarie, i tendaggi, le stoffe in genere o gli elettrodomestici. A garanzia della sicurezza di questo materiale, vi sono innumerevoli realtà in cui il legno, ricopre un ruolo primario nel panorama edilizio- architettonico. Parliamo, ad esempio, dei paesi nordici, o degli Stati Uniti dove il 90% degli edifici residenziali sono costruiti in legno.
Il legno è un materiale isolante, rinnovabile se proveniente da piani di selvicoltura controllata, vivo, deputato al rispetto dell’ambiente e perfetto per gli edifici costruiti secondo i canoni della bioedilizia.
Fornisce inoltre condizioni di microclima ambientale regolari e stabili per un perfetto comfort abitativo.
Esso è inoltre un materiale che, spesso, dimostra la sua forza proprio nelle condizioni peggiori, incendio compreso. Il legno lamellare o massello impiega un tempo molto lungo per bruciare in modo significativo oltre alla superficie.
Cosa significa? Se sottoposto a fiamma diretta il legno inizia a bruciare, ma raggiunti i 240°C, ha inizio un processo di carbonizzazione dello strato più esterno che funge così da protettore, risparmiando la parte più interna e allungando di molto i tempi di resistenza, prima dell’eventuale collasso. Questo fenomeno porta il nome di carbonatazione del legno, un processo quantificabile in base alla velocità di penetrazione della stessa, che si differenzia a seconda del tipo di essenza utilizzata per la costruzione dell’edificio.
Nel caso di un’essenza largamente impiegata come l’abete, la velocità di penetrazione della carbonatazione è di 0,7 mm/min per legno lamellare e 0,9 mm/min per il legno massello.
Dunque il collasso delle strutture in legno per incendi è una probabilità davvero remota, poiché può avvenire solo per la progressiva riduzione della sezione, non per il decadimento delle caratteristiche meccaniche o per i cedimenti vincolari dovuti alla deformazione delle strutture come invece avviene nel caso di acciaio e calcestruzzo.
Possiamo pertanto affermare che il legno ha vantaggi unici in termini di sicurezza.
Una ridotta dilatazione termica, che evita deformazioni strutturali; zero emissioni nocive perché se naturale (non trattato con impregnanti chimici) non sviluppa esalazioni tossiche durante la combustione; e una bassa conducibilità termica risultando pertanto protettivo nei confronti dei connettori metallici di giunzione e agli impianti inseriti nelle murature lignee.
Un’altra lancia da spezzare a favore del legno arriva dalle quote assicurative applicate che dimostrano il fatto che un edificio in legno non è affatto pericoloso in caso di incendio.
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